Secondo l’analisi di Bnl/Bnp Paribas, il rallentamento del mercato immobiliare arriva dopo un lungo periodo di aumenti consistenti dei prezzi in tutta l’Area Euro. Nel 2023 l’aspettativa è di prezzi fermi, anche se l’incidenza delle compravendite con mutuo sul totale delle persone fisiche è passato dal 51,9% del I trimestre 2022 al 42,8% del 4° trimestre dello stesso anno

Quanto siamo a rischio di implosione sul mercato immobiliare tra l’aumento dei tassi e le conseguenze legate all’inflazione? Secondo il Fondo monetario internazionale siamo tra i paesi meno a rischio nel comparto immobiliare seguendo una griglia che tiene conto di vari fattori (indebitamento delle famiglie, quota di mutui a tasso variabile, variazione dei prezzi e dei tassi e così via). È una delle risposte offerte dal report “Immobiliare, tra crescita e inflazione”, elaborato da Bnl/Bnp Paribas che sarà presnetato oggi pomeriggio nell’ambito dell’11° edizione dell’Osservatorio immobiliare di Bnl (insieme ad uno studio sugli intermediari). Il report analizza i Paesi, gli andamenti congiunturali e le attese sul mercato immobiliare . A dispetto dell’aumento dei prezzi registrato dal 2019, in Italia, l’andamento delle quotazioni reali nel comparto immobiliare tra fine 2019 e il III trimestre 2022 risultava negativo. Al contrario, emergevano come ampiamente positive le variazioni reali in Germania e nella media dell’area euro.

Il confronto

Mettendo, infatti, a confronto l’andamento dei prezzi delle abitazioni dell’area Euro, Germania, Spagna, Francia e Italia, «nella media dell’area Euro – ha spiegato Simona Costagli, Bnl Economy Research – emerge che nel 4° trimestre 2022 i prezzi degli immobili erano del 43% superiori a quelli del 2015. Tuttavia, con un calo congiunturale in Germania (-5% sul trimestre precedente) che è il più ampio da quando la serie è disponibile. Se si restringe l’analisi al solo 2022, anche in Germania appare chiara la divaricazione tra andamento dei prezzi immobiliari e prezzi generali. In Italia, invece, i prezzi delle abitazioni hanno registrato un +2,8%, con un lieve calo solo dell’usato (-0,6%) mentre il nuovo si attesta al 2,7 per cento. Nel 2023 l’aspettativa è di prezzi fermi, anche se l’incidenza delle compravendite con mutuo sul totale delle persone fisiche è passato dal 51,9% del I trimestre 2022 al 42,8% del 4° trimestre dello stesso anno».

La difficoltà principale dell’immobiliare italiano risiede soprattutto nella qualità degli immobili e nella loro età. «Il 60% del nostro patrimonio è vetusto, ha oltre 45 anni – ha concluso Costagli – ed è spesso in cattivo stato di conservazione. Ciò rende gli edifici inefficienti dal lato del risparmio energetico e, nei prossimi anni, maggiormente esposti a una perdita significativa di valore».

Fonte – ilsole24ore.com