Il Consiglio nazionale delle ricerche ha coordinato uno studio che ha coinvolto sei Paesi e 2.540 intervistati evidenziando che l’urban green, forse prima non abbastanza apprezzato, è diventato un elemento fondamentale

Il verde urbano è più importante che mai. Parola di Cnr. Il Consiglio nazionale delle ricerche ha coordinato uno studio ad hoc, coinvolgendo sei Paesi e un campione di 2.540 cittadini, evidenziando differenze da uno Stato all’altro, ma con un unico denominatore: gli spazi verdi vicini a casa, forse non abbastanza apprezzati prima dell’epidemia Covid, sono diventati fondamentali con le misure restrittive e continueranno a esserlo anche in futuro, una volta passata l’emergenza. Con tutte le conseguenze, anche in termini di ricadute sul real estate, che questo comporta.

Lo studio. Uno studio europeo cui ha partecipato l’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) ha comparato la frequentazione e la percezione dei cittadini riguardo gli spazi verdi urbani in cinque Paesi europei (Italia, Croazia, Lituania, Slovenia e Spagna) e in Israele durante il lockdown per Covid-19, nella prima ondata. L’indagine, pubblicata su Urban Forestry & Urban Greening, è una delle prime sul ruolo del verde urbano durante l’emergenza ed è stata svolta attraverso un questionario online diffuso attraverso social network e per email.

Le differenze. «Dalle 2.540 risposte è emersa una frequentazione degli spazi verdi differenziata tra i Paesi determinata dalle diverse restrizioni sanitarie spiega Francesca Ugolini, ricercatrice del Cnr-Ibe e prima autrice dello studio». Per esempio, Italia e Spagna, i due Paesi in quel periodo più colpiti dalla pandemia e con misure di contenimento più stringenti, hanno registrato la più alta percentuale (64%) di rispondenti, che aveva smesso di frequentare aree verdi. Chi lo ha fatto, aveva un motivo essenziale come portare fuori il cane o fare esercizio fisico, mentre Croati, Lituani e Sloveni non hanno cambiato sostanzialmente le loro abitudini.

Inoltre, le restrizioni sanitarie hanno portato a una maggiore diversificazione della tipologia di spazi verdi frequentati, con la visitazione di giardini e viali alberati (in Italia, Israele e Spagna) piuttosto che dei parchi urbani (che sono anche stati chiusi), limitandosi a visitare aree a breve distanza da casa, mentre in altri Paesi è aumentato leggermente l’uso dell’auto per raggiungere aree fuori città, facendo riflettere sulla dicotomia tra necessità di verde ed uso, nel proprio contesto, di mezzi poco ecologici.

«Chi non è mai uscito durante il lockdown, come in Italia, Israele e Spagna, ha sentito molto la mancanza di spazi verdi e solo la vista di un ampio panorama dalla finestra ha contribuito a ridurre il senso di privazione», continua Ugolini. I cittadini hanno lamentato principalmente l’impossibilità di stare all’aria aperta e incontrare altre persone nelle aree verdi, e soprattutto in Italia e in Israele anche l’impossibilità di osservare la natura. Queste percezioni sottolineano l’importante funzione sociale, ambientale e culturale delle aree verdi oltre che la sensibilità ambientale di chi ha risposto.

Un tema caro ai cittadini. A tale riguardo, l’indagine ha mostrato come il tema del verde stia molto a cuore ai cittadini: la domanda finale aperta sulla relazione tra urbanizzazione, uomo e natura, ha raccolto numerose termini di ricadute sul real estate, che questo comporta. Riflessioni che dimostrano sia la consapevolezza dell’importanza di rispettare e proteggere la natura in generale e soprattutto garantire l’accessibilità di uno spazio verde in ambiente urbano.

Molti suggerimenti hanno riguardato aspetti pratici della governance: una pianificazione urbana che integri nel tessuto urbano spazi verdi facilmente accessibili, di varia tipologia e una gestione che garantisca la qualità degli stessi sia in termini di scelta delle specie e sia di manutenzione. Oltre a questo, altri suggerimenti hanno sollecitato mobilità verde e più inclusione dei cittadini e delle loro opinioni nei processi decisionali.

Qualità della vita. Dallo studio emerge come la qualità della vita nei tessuti abitativi sia collegata alla presenza di spazi verdi fruibili, ancor di più in una fase emergenziale e di isolamento sociale. «Questo studio ha evidenziato l’importanza degli spazi verdi urbani per i cittadini, a maggiore ragione in tempi di crisi come questi. Il verde urbano rende le città più confortevoli ed è quindi auspicabile che la politica e la pianificazione prendano in considerazione i suggerimenti scaturiti», conclude Ugolini.

FONTE ilsole24ore.com di Evelina Marchesini

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