Il mercato immobiliare italiano chiude il primo semestre 2025 con un volume di investimenti corporate pari a 5,2 miliardi di euro, in crescita del 45% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. È quanto emerge da «La Congiuntura Immobiliare in Italia», analisi curata da Kroll.

A guidare l’attività sarebbero stati soprattutto hospitality e healthcare, con 1,65 miliardi di euro, pari al 32% degli investimenti totali, seguiti dal retail (990 milioni, 19%), dagli uffici (810 milioni, 16%), dalla logistica (800 milioni, 15%) e dal comparto living – che comprende student housing e co-living – con 600 milioni (11%). Milano si conferma la piazza più liquida, mentre Roma concentra il 13% degli investimenti complessivi.

Decisivo, nel riattivare il mercato, il maggiore accesso al credito: «In generale – ha detto la Country Manager di Kroll Italia Paola Ricciardi – quello che noi osserviamo è che il commercial real estate gode di buona salute. Uno degli elementi principali che ha contribuito a riattivare il dinamismo è stata sicuramente la diminuzione dei tassi d’interesse».

Student housing

Accanto ai numeri positivi, restano però diverse criticità. In primis la vicina scadenza (giugno 2026) degli studentati finanziati dal Pnrr: l’obiettivo è di 60mila posti letto, ma al momento appena il 5% è stato completato. A scoraggiare buona parte degli operatori istituzionali, le tariffe calmierate che limitano le rendite e i tempi autorizzativi.

«Ci sono tanti operatori – soprattutto quelli corporate – che preferiscono muoversi con strumenti di equity e con debito, piuttosto che avere vincoli che non si sposano con le politiche di investimento dei fondi o di società immobiliari», prosegue Ricciardi. «L’opportunità è comunque enorme perché si tratta di finanziamenti a fondo perduto, molto utile per quegli operatori che devono magari rivitalizzare certe proprietà non interessanti per gli investitori, perché situate in zone non così liquide e non così attrattive».

Senior housing e healthcare

Tra le asset class a cui guardare nei prossimi anni ci sono anche le soluzioni per anziani, complice il progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Non solo e non tanto per quanto riguarda le residenze, ma soprattutto per l’healthcare in generale: «Tutto il mondo della prevenzione, della cura, tutte le attività collaterali di supporto come i centri diagnostici, c’è molto interesse nello sviluppo di questa rete», continua la manager.

Sul versante residenze, l’offerta è ancora limitata e principalmente rivolta a clienti stranieri: «In Italia c’è la la propensione ad avere case in proprietà più che in locazione, quindi c’è un condizionamento di natura culturale. Vediamo che ci sono degli operatori che propongono una rete di strutture per una clientela internazionale più adatta, come tedeschi e svizzeri: con dei circuiti in cui si può decidere di stare, per esempio, due mesi a Parigi e due mesi in Italia».

Data center

Tra i settori emergenti compaiono i data center, trainati dalla crescita della domanda digitale. Ma lo sviluppo si scontra con un quadro normativo incompleto. «Non stiamo parlando di decine di miliardi di investimenti – spiega Ricciardi -, sono delle nicchie, che però si stanno espandendo, catalizzando l’attenzione. Ma difficilmente i piani regolatori di dieci, quindici, vent’anni fa, dicono dove si può costruire un data center».

L’Italia inoltre parte da una base ridotta rispetto ad altri Paesi europei, e gli attuali centri sono localizzati nella stessa area, attorno a pochi poli in grado di garantirne l’approvvigionamento energetico.

Hospitality

Il settore alberghiero si conferma in fermento. Dopo anni in cui l’attenzione si è concentrata soprattutto sui grandi alberghi di lusso nelle città d’arte, il mercato si sta diversificando sia per tipologia sia per localizzazione. «Quando le asset class maturano iniziano a segmentarsi: non c’è più solo l’attenzione verso i cinque stelle, ma si sviluppano prodotti più accessibili, come ostelli o residenze brandizzate»

Retail

Dopo una fase di crisi segnata dal rallentamento dei consumi e dalla crescita dell’e-commerce, il retail mostra segnali di recupero. L’Italia, dove la penetrazione del commercio online resta inferiore rispetto ad altri Paesi europei, offre margini di resilienza e opportunità di riposizionamento. «Si stanno riprendendo le transazioni su centri commerciali da riposizionare o da sviluppare – spiega Ricciardi -. Su questa parte vediamo molto dinamismo».

Fonte: ilsole24ore.com